domenica 30 settembre 2012

Quando i bambini puliscono le strade...

Che sia una delle città più belle d'Italia è assodato. Che  non tutti i suoi cittadini siano campioni di civiltà, purtroppo, lo è ancora di più.
E' triste trovare bottiglie di vetro, mozziconi di sigaretta e cartacce vicino a monumenti e palazzi storici.
Certo, gli addetti alla pulizia ci sono, ma non sempre svolgono bene il loro dovere. E ci si ritrova, spesso, di fronte a immagini di degrado e incuria.

Qualche giorno fa ho assistito a un evento piacevole: una comitiva di bambini piccoli guidati dalle loro maestre, in giro per il centro storico con buste e guanti, con lo scopo di raccogliere i rifiuti semplici dalle strade. E non è la prima volta. Vestiti vistosamente con cappellini e magliette gialle, hanno raccolto mozziconi e cartacce, e ad ogni "fortunato" ritrovamento urlavano "Eccolo!" e lo portavano alle maestre. Avendo ripulito pure la piazza dove sorge la mia Università, le loro urla distoglievano lo sguardo dallo studio, ma erano pur sempre bambini, e i loro intenti e risultati sono stati ottimi.

Credo che le persone con un minimo di senso civico debbano prendere esempio da quei bambini, e le scuole dovrebbero continuare e incentivare questi programmi di studi sociali, educando i bambini alla pulizia e alla civiltà, prendendo esempio dalle scuole che già lo stanno facendo.

lunedì 24 settembre 2012

"Non è vero, ma ci credo." ... oppure no???

Matilde Serao diceva che la scaramanzia nacque a Napoli, mischiando credenze e superstizioni delle altre popolazioni, e portandole all'eccesso. Processo dovuto all'ignoranza e alla credulità dei Napoletani del XVIII secolo, crogiolo di sventure e calamità.




Ad essa è legato il culto degli amuleti contro la sfortuna: si va dal diffusissimo corno rosso anti-malocchio, alle corna, passando per l'aglio e gli atteggiamenti grotteschi dovuti alla paura.
Ormai la scaramanzia è un marchio legato a Napoli, e ha messo radici sino a diventare parte integrante del folklore e della commedia alla napoletana. Non a caso uno dei simboli di questa città, Totò, ha interpretato lo jettatore, ovvero lo sfortunato possessore della sfortuna, alla larga dalla quale deve stare la popolazione.

Tuttavia sto constatando che spesso si tratta di abitudine e non di vera credenza, come un'osservanza alla propria cultura. Gli stessi giornalisti partenopei, mostrando osservanza alla superstizione, chiesero al leader del Napoli Calcio, Marek Hamsik, se fosse preoccupato di indossare il numero 17, storicamente carico di sfortuna (risale addirittura agli Egiziani...), ma il giocatore vede nel numero il suo portafortuna. Ironia della sorte, sta portando davvero fortuna!

Alla stazione di Montesanto della metropolitana c'è un bel graffito raffigurante un corno rosso dalle sembianze umana e la scritta: Non è vero, ma ci credo. Chiaro il riferimento all'omonima commedia di De Filippo

E proprio parlando con alcune persone, di varie generazioni, ho riscontrato l'applicazione pratica di questo concetto. Mi sembra che la scaramanzia sia diventata una specie di gesto involontario, come un riflesso condizionato.
Una signora di mezza età di mia conoscenza mi ha fatto vedere il suo gatto tutto nero, ma con una strisciolina bianca sul dorso. Ha detto: "non sono scaramantica, ma un poco bisogna esserlo...giusto un pò...". Facile immaginare che non avrebbe preso il gatto se fosse stato interamente nero.

L'imbianchino che ha lavorato a casa mia, ha detto chiaramente che non sarebbe passato sotto la scala dell'impalcatura che occupava tutto il corridoio. Ha preferito spostare tutta l'impalcatura e poi passare. Gli ho chiesto il perché di quell'attegiamento, e ha risposto: "Non si può mai sapere..."



E se la scaramanzia pervade la vita quotidiana, come può mancare nel tifo della squadra della città più folkloristica d'Italia? Allo Stadio San Paolo, in occasione della partita di Champion's League del 2012, Napoli - Chelsea, alcuni tifosi hanno pensato bene di munire lo stadio di un corno gigante scaccia-sfortuna. E direi che ha portato bene...la partita finì 3 a 1 per gli azzurri!


Ho chiesto ad alcuni bambini che giocavano a pallone in piazza se credessero alla sfortuna, ma evidentemente, non avevano mai sentito parlare di scaramanzia. E sono tornati a giocare a pallone. Sembrerebbe che con il passare del tempo si sta perdendo quest'usanza della scaramanzia, basti pensare che anche chi ci crede ormai non è più schiavo di essa, come accadeva nell'Ottocento, quando esisteva addirittura la professione del Cacciatore di Malocchio.
Rivolgendo la stessa domanda a un vecchietto in metropolitana, ho ottenuto una risposta geniale: "so tutte fessarìe!".
Il progredire della società e il diffondersi della cultura ha maturato un atteggiamento più razionale della gente nei confronti della scaramanzia, senza però abbandonarla del tutto. Il rispetto della tradizione e il gusto per il folklore fa sopravvivere l'antica superstizione, magari con qualche grattatina qua e là e con qualche semplice accorgimento. Perché, tutto sommato, come disse Edoardo De Filippo, 

  "essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male."



mercoledì 19 settembre 2012

"San Gennà, facc 'o miracol"

E' successo di nuovo, stamattina 19 settembre 2012, il "MIRACOLO": si è liquefatto il sangue di San Gennaro. Questo è uno degli eventi più attesi dal popolo napoletano, che si ripete ogni anno in questa data.


Il sangue sarebbe contenuto in un'ampolla d'oro, tenuta nella Basilica di Santa Chiara. Nel giorno del miracolo, viene trasportata dalla Basilica al Duomo dal Cardinale Sepe. La folla è immensa, nonostante si tratti di un tragitto di poche centinaia di metri. La liquefazione avviene nel Duomo, e il Cardinale lo annuncia a gran voce. Il miracolo avviene, contemporaneamente, anche a Pozzuoli, nella Chiesa di San Gennaro, dove c'è la pietra sulla quale fu decapitato il martire. Il giorno del miracolo, si liquefà anche il sangue presente sulla pietra.


La prima liquefazione del sangue del martire di Pozzuoli risale al 1389, quasi un secolo dopo la sua morte.
Ai giorni nostri è un evento periodico, che si tiene a Settembre e a Maggio. E' un evento tanto atteso perchè legato alla superstizione napoletana: si crede che il mancato scioglimento del sangue sia di cattivo auspicio.
Il folklore attribuisce alla mancata grazia eventi come l'eruzione del Vesuvio, carestie ed epidemie, assedi militari e ondate di monnezza
Che si tratti di miracolo o di reazione scientifica, è tuttora un mistero. I più razionalisti cercano di dare spiegazioni scientifiche: lo scioglimento potrebbe essere dovuto allo spostamento dell'ampolla tra le due chiese, spostamento che mette in moto le molecole del sangue, portandole al cambiamento di stato (reazione tissotropica). Oppure dovuto al calore emanato dalla folla di fedeli radunatasi nel Duomo. Sono stati provati nel corso dei secoli tanti esperimenti, come quello del Principe di Sansevero, misterioso alchimista, che riuscì nell'intento.


La devozione per il San Gennaro è immensa. Alla cerimonia della liquefazione sono presenti le sedicenti parenti del Santo, che invocano il miracolo, e se tarda ad arrivare, arrivano anche a urlare in chiesa e a sbraitare in confidenza col povero martire: "Jamm belle, Gennà...nun durmì...scetate!".
A San Gregorio Armeno e nei negozi di antiquariato sono numerose le effigi e le stuatue del Santo, realizzate dai ceramisti e dai presepari napoletani.


Che sia miracolo o no, non importa. Ciò che colpisce è lo spirito folkloristico del popolo, che vuole credere alla bontà del suo protettore!
E così, qualcuno, infastidito dalle insinuazioni avverse dei malparlieri, ha scritto sotto una statue del Santo:
"San Gennà, futtatènne!"

lunedì 17 settembre 2012

Metro 1: aperta stazione Toledo

A Napoli, si sa, costruire è un poco difficile, e anche per aggiustare una mattonella passano anni...vuoi per "interventi dall'esterno", vuoi per i problemi del sottosuolo vuoto ma ricco di reperti, anche lavorare alla linea della metropolitana è un'impresa epica.

Dopo anni di lavori, oggi 17 settembre 2012 è stata aperta al pubblico la stazione Toledo della Metropolitana di Napoli linea 1. Ubicata nel bel mezzo di Via Toledo, centro di passeggio e di shopping, vicina ai Quartieri Spagnoli,  la stazione si compone di tre uscite e una piazzetta rifatta. Tuttora è in costruzione un corridoio che porta a Largo Montecalvario, nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Il corridoio sotterraneo sarà adornato delle fotografie dei volti dei cittadini realizzate da Oliviero Toscani.
Collega la stazione Dante a quella di Università (in attesa di Municipio, Duomo e Garibaldi).

E' inserita appieno nel progetto Stazioni dell'Arte, programma volto a rendere bella e turistica la permanenza nel sottosuolo.



Appena entrati, si notano reperti storici risalenti al XVI secolo: muretti in tufo romano, fatti costruire da Don Pedro da Toledo in occasione della prima urbanizzazione della strada.
Inoltre, grandi mosaici in stile antico rappresentanti una Napoli Pop, realizzati da Kentridge e Buccolieri.









Il tema è il giallo, e, come se si scendesse nel sottosuolo, troviamo il mare, l'azzurro scintillante dell'acqua, con motivi sinuosi a onda delle scale mobili, e decorazioni luccicanti sul soffitto. Un effetto fantastico. Ironia della sorte i lavori erano stati ostacolati anche dalla presenza di una falda acquifera. E, giocoforza, l'acqua è anche il tema principale della stazione Toledo.





I corridoi per accedere ai binari sono larghi, ancora con motivi marini e colori azzurri. Forse si respira un'atmosfera di freddezza, ma è di sicuro un piacere per gli occhi. 

In conclusione, direi che questa stazione è un gioiellino, così come la recente Università e le altre che stanno per essere ultimate.
Ci hanno messo un'infinità...ok...ma almeno hanno fatto un buon lavoro!
Il fatto che le altre stazioni dell'arte versino in ottime condizioni, fa ben sperare per la longevità di questa stazione.

mercoledì 12 settembre 2012

Coca Cola a Napoli: bollicine sotto al Vesuvio

Stavolta Coca Cola ha scelto Napoli come sede del suo nuovo spot del 2012.



Il furgoncino rosso si è insediato nel centro storico, a Largo Banchi Nuovi, una piazzetta dietro la sede storica dell'Orientale. Sinceramente non preferisco questa location, data il suo degrado e la sua "vecchiezza", considerato che a Napoli ci sono molti luoghi più affascinanti per girare uno spot.
Però è stata tirata a lucido: con qualche accorgimento qua e là, la piazza ha preso colore, ed è stata resa presentabile.



Lo spot (qui nella versione integrale) mostra una tavolata organizzata dallo chef Simone Rugiati, che riunisce la folla che passava di lì, incredula e meravigliata.
Il video mostra un'atmosfera accogliente e degna della napoletanità folkloristica: la musica tipica accompagna i festeggiamenti come fosse una festa di piazza, il tutto mentre al centrotavola ci sono bottiglie di Coca Cola.

Non potevano scegliere meglio per realizzare una pubblicità su un prodotto del genere. Viene fuori il carattere allegro e spontaneo dei napoletani. Adoro la vecchietta che, al minuto 1.01 invita la folla a battere le mani, o il suonatore di fisarmonica, tutti facenti parte di un bel quadretto stereotipato ma che agli occhi dell'Italia susciterà simpatia.

Poi il furgoncino va via, in silenzio, così come era arrivato. La Coca Cola ha portato allegria in città, e sa benissimo che il binomio tra la bevanda e la città continuerà a resistere, finché esisterà la pizza. L'accoppiata è perfetta, oltre che economica. Perfetta per gli studenti.

lunedì 10 settembre 2012

"Pizz e mandulin"

La città di Pulcinella vive sommersa dai pregiudizi di un'Italia superba e ignorante, e viene sepolta dagli stereotipi xenofobi di un popolo ingrato.
Uno di questi stereotipi, tuttavia, è piacevole e dà identità alla Città del Sole, che tra le altre cose, porta la nominata di "città 'ra pizz e 'o mandulin". E', forse, l'immagine più diffusa e vivace dell'Italia all'estero,  cartolina del Paese del buon cibo e della musica.

C'è chi pensa che a Napoli tutti cantino, o, addirittura, che tutti siano in grado di farlo, e che il Menu del giorno è sempre lo stesso: Pizza per primo, e pizza per dessert.

E' una simpatica esagerazione. Ma, vivendo la città, posso affermare che c'è del vero in questi stereotipi.




Innanzitutto, la musica a Napoli ha scritto la storia, e per musica si intende quella classica, patrimonio del folklore partenopeo e italiano, quella col mandolino, lo strumento per eccellenza napoletano.
Strade turistiche e frequentate come Spaccanapoli, Via Roma o Via Scarlatti (Vomero) pullulano di artisti di strada, perlopiù musicisti. Cantano canzoni napoletane di repertorio classico, e rendono le strade vivaci cartoline per i turisti.
Via San Sebastiano, che interseca Spaccanapoli, è famosa per i suoi numerosi negozi musicali, dove poter comprare un mandolino anche a 40 €.




Per quanto riguarda la Pizza, è innegabile che qui se ne fa un consumo smisurato, dovuto alla presenza di centinaia di pizzerie e pizzetterie, che offrono la versione economica della Margherita anche a tranci o a "portafoglio" (Margherita mini).
Fuori le Università ce ne sono moltissime, ed è il pasto più in voga tra gli studenti, perché veloce ed economico, oltre che buono.
La mangiano tutti, certo, anche se è solo uno dei piatti della cucina napoletana, che ha tantissimo altro da offrire (spaghetti, mozzarella, fritture, ...).
Allego questa simpatica foto che mostra come persino gli animali più scrocconi e insaziabili al mondo, nella fattispecie, 'e palumb (i piccioni), la mangiano!


sabato 8 settembre 2012

Piazza del Plebiscito e le sue storielle



La piazza più grande e bella della città, dimora del re e delle feste cittadine, ora luogo turistico, romantico e a volte arena degli scugnizzi, muniti di supersantos e schiamazzi.

Nel 18° secolo c'era ancora povertà e fame tra il popolo, e il marchese De Sade installò al centro della piazza un grande obelisco, con alla sommità polli e galline, un lusso per quella gente affamata, che si sfidava ad arrampicarsi fino alla cima per ottenere il premio. Era il "Palo della cuccagna", e il marchese De Sade godeva del brutale spettacolo del volgo in lotta per il cibo.

Ora questo palo non c'è piu, ma ci sono ancora le due statue equestri a centro piazza, la cui storia è interessante. Si racconta che la Regina una volta al mese desse la possibilità a un prigioniero di ottenere la salvezza. Doveva "solo" percorrere la piazza dal Palazzo Reale, dritto verso la Basilica, passando per i due cavalli. Il tutto bendato. Sembra una cosa facile, ma raramente i prigionieri ottenevano la salvezza, complice la pendenza del pavimento, o, per i più sognatori, della maledizione della Regina.
Tuttora è un gioco che fanno tutti i turisti, incuriositi dalla prova. Io l'ho fatto 4 volte, tutte con esiti negativi. All'ultimo tentativo mi sono ritrovato al caffè Gambrinus, alla destra della piazza!


Il popolo napoletano è dissacrante anche con i suoi regnanti passati. Celebre è la storiella che si racconta riguardo le ultime 4 statue del palazzo Reale. Non esiste una versione ufficiale, ma si tramanda di padre in figlio. Mio padre me la raccontò quando ero ancora un bambino, e ora io la racconto ai miei amici forestieri quando vengono a Napoli.
Dai gesti e dalle espressioni sembrerebbe che dicano:
-Carlo V: "Chi ha pisciat a terr?"  (chi ha orinato a terra?)
-Carlo III di Borbone: "Nun sacc nient"  (io non ne so niente)
-Gioacchino Murat: "So stat ij... e allor?" (sono stato io, e allora?)
-Vittorio Emanuele: "Tagliatec 'o pesc!" (eviratelo!)